giovedì 23 maggio 2013

Ricordo del primo incontro (I parte)

Medusa mi aveva dato un solo ordine per il momento in cui si saremmo incontrati:
"Quando mi vedrai non dovrai proferire parola, fino a solo quando Io non te ne darò il permesso"
Con questo ordine scolpito nella mente La attendevo sulla banchina del treno, dove ero ero arrivato con buon anticipo: lo schiavo non deve mai fare attendere la Mistress.
Il treno era fortunatamente puntuale; l'attesa mi emozionava, quasi mi agtava, e non volevo che si prolungasse oltre.
Mi ero messo in un punto in cui pensavo di riuscire a vedere tutte le persone che sarebbero scese dai vagoni, così, quando il treno arrivò, cercai di cogliere il viso di Medusa dietro uno dei finestrini che mi scorrevano davanti agli occhi, ma senza successo.
La cercavo tra le persone che scendevano e confondendosi con coloro che erano in partenza.
Guardai a destra e a sinistra più volte poi, dopo aver rivolto un'altra volta lo sguardo verso la coda del treno, quasi d'istinto mi voltai ....
E La vidi.
Medusa era vicino a me e mi sorrideva ...
Era il sogno che si avverava, o che continuava, bellissimo.
Lei era qui, finalmente era qui ...per me.
Mi sorrideva, sembrava felice e soddisfatta, mentre facevo i pochi passi che mi separavano da Lei .....



Non dimenticherò mai quel gesto di Medusa.

Portandosi un dito davanti alla bocca mi fece segno di non parlare.

In quel gesto c'era tutto; tutto quello che era avveuto nelle settimane precedenti, tutto quello che stava accadendo, tutto quello che sarebbe successo.

Io ai Suoi piedi, io Sua propretà, io al Suo servizio, io dedicato a Lei.

Mi porse una borsa, che sapevo contenente gli oggetti e gli strumenti con cui mi avrebbe dominato.

La precedetti verso l'auto, aprii la portiera e La feci accomodare.
Partimmo.

Lungo il tragitto che ci portava verso l'albergo io rimasi in silenzio.
Con la coda dell'occhio capii che Medusa mi osservava.
Sentivo il Suo sguardo che seguiva il contorno del mio viso, che osservava i miei lineamenti e il mio corpo.
Io non osavo voltare la testa verso di Lei, non sapendo se potevo, e mi concentravo sulla guida, anche se la mia mente, il mio corpo, erano già dentro quella stanza dove sarei finalmente e realmente diventato il Suo schiavo.

(continua)

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