martedì 26 novembre 2013

Domani .....

... sarò ai Suoi Piedi, il Suo schiavo, ancora una volta ....


... e servirò la Mia Padrona Medusa


Orgoglioso e felice di essere il Suo schiavo!

domenica 24 novembre 2013

Brividi di emozione

Brividi di emozione quando vedo un'immagine così e penso a Te, Padrona

La Mia Padrona ed io ... e il resto non è esistito - Umiliazione


Sono a quattro zampe, sul pavimento, bendato …

Dov’è il plug?” mi chiede Medusa.
“Nella borsa, in un sacchetto trasparente, Padrona”.
“In foto sembrava più grande” mi dice, con un tono che mi fa capire che prima o poi ne userà di più grandi … mi fa capire o sono io che intendo così?
Sento che lo sta lubrificando con il gel: “Non vuole farmi sentire dolore” penso “La Mia Padrona sa portarmi a piccoli passi”…. la punta del plug è appoggiata allo sfintere “sempre più in là, senza fretta, rendendo le cos ..” non ho il tempo di seguire questo pensiero: con un colpo solo il plug è dentro il mio ano.
“E’ entrato facilmente Padrona” dico con orgoglio ……
“Infatti” risponde Medusa, che  mi gira attorno, e sento che mi guarda, immagino sorridendo.
Un paio di sculacciate sottolineano la Sua soddisfazione nel  vedermi così.

Ora è tornata vicino alla Sua borsa, e ne sta estraendo qualcosa …
Ritorna alle mie spalle, si abbassa; mi afferra le palle e subito dopo  qualcosa fatto da due elementi che sembrano della sbarre leggermente ruvide, si sostituisce alla Sua mano. Le sbarre, mentre poggiano sul retro delle mie cosce vengono avvicinate tra loro, così stringendo i testicoli ….. E’ un humbler. E’allora questa la sorpresa che Medusa ha portato con sé ….
Mi rendo subito conto  della umiliante posizione in cui sono costretto: a quattro zampe, nudo, con un plug nel culo, un humbler che mi impedisce di alzarmi e nel contempo  tiene bene in vista cazzo e palle ….


Umiliante, ma nel contempo molto eccitante.
Ed infatti, con tono soddisfatto la Mia Mistress dice: “Guarda, sei un maiale, stai colando”.
“Vorrei vedermi Padrona” .
Medusa mi toglie allora la benda. Abbasso subito  lo sguardo e vedo un che dal mio glande pende un filo di liquido trasparente, che quasi arriva a sfiorare la moquette. Mi volto e nello specchio alle mie spalle c’è il mio culo, con ben in vista la base del plug che ho piantato nell’ano e le palle, strette e tirate indietro dall’humbler. Questa immagine di me così, in un misto di umiliazione ed esaltazione, non la dimenticherò ….  Sì Padrona, sono un maiale, uno schiavo maiale per Te …..

Così, in queste condizioni, devo leccare la Padrona.
 



Ed ancora, di nuovo, più tardi, Le do piacere con la mia lingua e la bocca. Questa volta Lei è stesa sul letto, e ed io ho la testa tra le Sue Gambe … Lecco avidamente, assaporo la Sua Linfa … “Sei instancabile” mi dice soddisfatta Medusa, e tutti e due sorridiamo vedendo il lenzuolo che lì, sotto alle Sue Cosce, è bagnato, dei Suoi Umori e della mia saliva.
…..
“Devo andare in bagno, vieni” Il cuore comincia a battermi in petto più forte. So cosa ha in mente Medusa ….Lei scende dal letto e io la seguo, al guinzaglio.
Mi fa fermare e mettere in posizione di riposo davanti alla tazza, su cui si siede.
La Pipì comincia a scendere dalla Fica della Padrona e ne sento il gocciolio sulla ceramica.
“Sarai la mia carta igienica”
L’altra volta l’avevo leccata dopo che si era parzialmente asciugata. Questa volta no: Infilo la testa tra le Sue Gambe e comincio a leccare la Fica bagnata di pipì. Lo faccio con cura, non lasciando scappare una sola goccia … un altro passo verso la mia umiliazione, umiliazione eccitante, visto l’erezione che mi provoca .


Mi interrompo un attimo, solo per dirLe “Ha un buonissimo sapore Padrona, come sempre”.
Mi sorride, è orgogliosa di me: “La prossima volta non la sprechiamo ……”

Anche io devo fare pipì. Quando glielo dico immagino già che dovrò farla davanti a Lei, come un cane. Ed infatti mi porta dentro la doccia, a quattro zampe; Lei mi tiene al guinzaglio.  come una bestia.
Non ho spazio per alzare una zampa, quindi allargo le gambe , mi abbasso un po’ e la faccio così. Un fiotto dorato e caldo cade verso il fondo  bianco della doccia. Il pene è duro e rigido, e  alcuni schizzi mi bagnano le cosce.
La mia trasformazione in cane è quasi completa.

mercoledì 13 novembre 2013

Portare il collare




Tre giorni fuori, da solo, in ‘un’altra città, per lavoro.
“Padrona, devo portare con me un simbolo della mia appartenenza a Te?”
“Sì, il collare”
E così nella borsa ho riposto il collare nero, e appena in treno sono andato nella toilette e me lo sono messo.
Poi mi sono guardato allo specchio …
“Si vede M., si vede … Credevi che, senza stringerlo troppo, calasse sul collo quel tanto che non si riuscisse a scorgere sotto la camicia aperta, e invece …. Cosa penserà chi vedrà? Qualcuna o qualcuno mi farà delle domande? Come reagirò ai loro sguardi?”
Un respiro per prendere fiato, ed esco, avviandomi verso il mio posto.
“Ecco, quella donna forse ha visto …” Mi batte il cuore. La mano aggiusta il collo della camicia, lo chiude in un patetico tentativo di occultare la striscia di cuoio nero borchiata di metallo. Mi siedo al posto, quasi schiacciandomi nella poltrona.
Poco dopo arriva il controllore. Quasi non lo guardo mentre comunico i dati del mio biglietto. Ora è il turno di due assistenti, che offrono spuntini e da bere. Mentre ringrazio e prendo  il bicchiere che una di loro mi porge, cerco di non incrociare il suo sguardo, probabilmente ottenendo esattamente l’effetto opposto a quello voluto, non far notare ciò che indosso. “Magari appena allontanati, commenteranno su ciò che hanno visto. E chi sarà più attento a questo particolare? Le donne o gli uomini? Le donne, di sicuro ….”.
Passa il tempo, e passano i chilometri sotto le ruote del treno. A un certo punto mi chiedo: “Perché sto facendo questo?”
La risposta è ovvia: “Lo faccio per Medusa, la Mia Padrona, che me lo ha chiesto, rispondendo peraltro ad una mia domanda. In fondo volevo questo, come spesso vorrei urlare che Lei, Medusa, è la Mia Padrona, che io sono il Suo schiavo ed appartengo a Lei! Ed allora perché vergognarsi, perché preoccuparsi del giudizio degli altri? Devo essere orgoglioso di portare questo collare! Non lo devo nascondere, e non lo farò!”
Ora non mi sottraggo più agli sguardi. Un certo momento mi faccio una foto, che invio a Medusa. In essa sorrido, e non fingo, perché sono felice di portare il Suo collare, di essere il Suo cane.
Sono arrivato, e mentre cammino tra le gente il collare è sempre al suo posto. So che in alcuni momenti, in certe situazioni, per forza lo dovrò togliere, ma appena potrò lo riallaccerò. Accadrà soprattutto quando sarò in mezzo alla gente che non conosco, a cui potrei, nel caso facessero domande non rispondere oppure dire che si tratta del simbolo della mia sottomissione a Medusa.
La notte, lasciate le persone con cui mi sono incontrato e rientrato nella mia stanza mi spoglio completamente e mi riallaccio il collare. Sarà questo l’unico indumento che porterò quando sarò qui dentro …. Mi metto a letto e sento il tessuto delle lenzuola sul mio corpo nudo. Accarezzo il mio collo, sento sotto le dita la pelle e le piccole borchie di metallo … ho un’erezione. Le mie mani passano sul corpo; ora afferro il membro, lo eccito ancora di più …. Non verrò, non posso e non voglio … tutta questa notte e anche la prossima, nei momenti di veglia che interromperanno un sonno umido e sensuale, giocherò con il mio corpo, portandolo al limite, e traendo piacere da questo continuo stare sulla cresta dell’onda.
Ed ogni istante di questo lungo gioco lo dedicherò alla Mia Splendida Padrona, che presto mi avrà di nuovo ai Suoi piedi, pronto per donarmi completamente a Lei.